MILANO, 3 dicembre 2010 - Tutti insieme, appassionatamente: ben undici persone, oltre a Davide Brivio, hanno deciso di lasciare la Yamaha per seguire Valentino Rossi alla Ducati. In pratica un’intera squadra, dal capo tecnico Jeremy Burgess al cuoco Michele Quarenghi, assieme a un ingegnere di pista (Matteo Flamigni), quattro meccanici (Alex Briggs, Bernard Ansiau, Brent Stephens e Gary Coleman), due uomini per la logistica (Roberto Brivio ed Emanuele Mazzini, che lavorerà però con Nicky Hayden), due responsabili della hospitality (Max Montanari ed Emanuela Salvetti).
FONDAMENTALI — Persone che Rossi ritiene necessarie per gestire il fine settimana di un gran premio. Che, naturalmente, non è fatto solo di box e pista. «Con l’arrivo di Rossi — raccontava in occasione dell’ultima gara il team manager, Vittoriano Guareschi — dovremo rivedere alcuni aspetti logistici, anche quelli apparentemente più banali, come il tragitto che Valentino deve fare tra il camion e i box». Problematiche che la Yamaha aveva già affrontato a suo tempo, mettendo in piedi una macchina estremamente efficace; logico, quindi, che la squadra italiana abbia assecondato le richieste del nove volte iridato.
RAFFORZAMENTO — "Oltre all’aspetto tecnico — sottolinea Alessandro Cicognani, responsabile del progetto MotoGP — volevamo rafforzare tutto il resto, per rendere piacevole e funzionale ogni momento della giornata. Avevamo la necessità di integrare la struttura già esistente e quando Valentino ci ha detto che c’erano delle persone di sua fiducia disposte a lasciare la Yamaha, abbiamo colto al volo l’occasione, inserendo nel mondo Ducati uomini che conoscono perfettamente i ritmi del pilota. Rispetto al 2010, nel nostro team l’anno prossimo ci saranno una decina di individui in più". Tutta gente che ormai lavora da anni con Rossi, ne condivide i ritmi, ne rispetta i tempi. Anche se questo significa tenere aperta la cucina e l’ospitalità fino a tardi, tutti ammaliati dalla capacità di Valentino di coinvolgere e gratificare chi gli sta vicino.
"Come dice Burgess — conferma Davide Brivio, che dopo 19 anni ha lasciato la Yamaha per stare vicino a Rossi, con un ruolo ancora non ufficialmente definito —, se sei fortunato, uno come Valentino ti capita una volta nella vita. Dopo aver lavorato con lui, diventa difficile seguire un altro pilota. Perché, oltre a essere il più forte, ha carisma, fascino, intelligenza: tutte qualità che rendono eccitante e affascinante ogni momento passato insieme".
SFIDA — Ecco perché Jeremy Burgess, a 57 anni, non ha esitato ad accettare una nuova sfida, che significa ricominciare da capo, perché la Ducati è molto differente dalla Yamaha e dalle moto giapponesi sulle quali aveva sempre lavorato in passato. Per tutti loro significa un impegno molto maggiore, come ha confessato Alex Briggs, che dopo la due giorni di test a Valencia con la Ducati, ha scritto sulla sua pagina Facebook, di non aver mai lavorato così tanto in vita sua. Ma per Rossi, questo e altro.